Siamo a Lille (e dintorni), all’inizio degli anni Novanta.
Pierrot, un giovane ambulante che vende ortaggi nei mercati della zona, riceve in affidamento Marcus, un bambino di circa sette anni.
Marcus è il figlio di Hélène, una giovane e inquieta tossicodipendente che si è suicidata gettandosi da un ponte dopo aver lasciato una lettera a Pierrot.
Dopo la morte dell’amica, è Fabienne, anche lei del gruppo, anche lei tossica, a portare Marcus da Pierrot prima di entrare in clinica per disintossicarsi.
Marcus si trova così a vivere a casa di Pierrot, lo chiama padrino, e quasi subito nasce tra i due una vicinanza che diventa sempre più forte.
A creare questo legame contribuisce l’intera comunità.
Naturalmente il ragazzino deve affrontare anche le prime difficoltà: la scuola, le differenze sociali, le scazzottate con i compagni, i pantaloni strappati e il cuore ferito.
Ma insieme sperimenta anche il calore delle cene in una famiglia rumorosa e allegra, i giochi con i bambini della comunità allargata e le festività trascorse in compagnia.
Tutto sembra andare per il meglio, quando però, colpo di scena, la narrazione si sposta in un luogo chiuso, colmo di sofferenze e sopraffazioni.
Pierrot è in carcere e un nuovo mistero aleggia sulla vita del quartiere, un mistero che la sua variopinta, infaticabile e coraggiosa comunità saprà, ancora una volta, affrontare.
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